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Bilancio da Porto Alegre. Lula, l’anno uno del dopo utopie

Boom di partecipanti. accrediti stampa a livelli da Olimpiade. Ma la vera novità è stata il discorso del presidente brasiliano (di Paola Erba).

di Redazione

Porto Alegre, gennaio
Il più grande evento politico mai realizzato nella storia contemporanea”: così Luiz Inàcio Lula da Silva, presidente del Brasile, ha definito il Social forum che si è svolto a Porto Alegre dal 23 al 28 gennaio. E a giudicare dalle cifre (20.700 delegati e 100mila partecipanti, il doppio dell?anno scorso) c?è da credergli. Persino i giornalisti (circa 4mila) hanno sfiorato un record da Olimpiade (5mila inviati).
I numeri possono continuare: in una settimana sono state 1.286 le conferenze e 5.717 le associazioni presenti, provenienti da 156 Paesi del mondo, una babele di linguaggi e di razze, riunite per dire “no” al neoliberismo e ribadire che “un altro mondo è possibile”. Anche per voce di artisti, intellettuali, premi Nobel: da Eduardo Galeano a Leonardo Boff, Adolfo Perez Esquivel, Gilberto Gil, Jean Ziegler…
E questa volta, per chi era a Porto Alegre, l?alternativa al neoliberismo è sembrata davvero concreta. Almeno in Brasile. Non solo perché le idee del Social forum oggi fanno parte del programma del governo, ma perché pare che siano davvero in molti, in questa parte di mondo, a chiedere con forza un cambio radicale della politica e della società.
Chiunque abbia partecipato al Forum non ha potuto fare a meno di constatare il consenso enorme, commovente, che la gente sta dando al ?suo? presidente. Il 24 gennaio, intervenuto in mezzo a un tifo da stadio, Lula ha parlato di riforma agraria, di scuola e ospedali pubblici, di università senza privilegi, di società solidale, di distribuzione delle ricchezze. E della costruzione, insieme, di una società più giusta. Parole che oggi sembrano fuori moda in politica e che lasciano quasi increduli, soprattutto se evocate con tanta forza, serietà e pacatezza: “Abbiamo quattro anni”, ha detto Lula, “per realizzare riforme graduali, per costruire un governo onesto, con la coscienza politica delle responsabilità che ci avete dato con il vostro voto”. “Lula”, spiega Ignacio Ramonet, “è il primo presidente ad essere una ?emanazione? del Social forum. Ne incarna gli ideali: la solidarietà contro l?egoismo, l?uomo prima del mercato. Questo Forum, in anticipo rispetto alle previsioni, sta producendo dei dirigenti”.
Dall?utopia alla politica, quindi. Ma ad una politica che chiede etica, e che raccoglie il bisogno di valori e di giustizia della società latinoamericana, impoverita e prostrata da oltre dieci anni di neoliberismo e corruzione. Frei Betto, teologo della liberazione, amico e consigliere del presidente, ha sintetizzato: “Lula è il leader di una sinistra moderna. Dopo la caduta del muro di Berlino, rappresenta la prima curva ascendente della sinistra”: una responsabilità enorme, perché “al di là del suo partito, Lula incarna quella che potrebbe essere una nuova sinistra latinoamericana e mondiale. Si inserisce in un momento storico particolare, delicato, dove, in nuovi contesti democratici le classi popolari stanno chiedendo quelle riforme sociali che il neoliberismo non ha saputo dare. E all?America Latina divisa, frazionata, ridà un volto, una voce, una speranza”.
di Paola Erba

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